La Fatina della Rete

un progetto www.gruppostatus.com


"La Rete dà la possibilità, a chi ama scrivere o fare foto o qualsiasi altra cosa, di mostrare ogni volta un pezzo di sé. Mostrare è un po’ come dare alla luce, come dar vita, ad ognuno di questi aspetti che dentro di noi attendono di poter vivere e agire ed entrare in contatto con il mondo che è fuori".

martedì 25 settembre 2007

www.gruppostatus.com

Il primo sito a cui ho lavorato è una coopruzione Sorelle Pavese. Antonella ha creato la home page in wordpress e ha acquistato il dominio, io ho creato le altre pagine in menù con blogspot.
Ma cominciamo dall'inizio.
Anche quella volta era agosto, a Roma non c'era nessuno, Chiara passava le sue vacanze con il papà e io mi sentivo terribilmente sola. Anche Dino era lontano, sperduto in un campus della Pennsylvania a insegnare italiano a giovani jankees. Dino è il mio amico del cuore, anche se non risponde mai quando gli telefono. Non mi richiama neanche… Passiamo mesi senza sentirci e vederci, comunque resta il mio amico del cuore. Il tipetto mesi prima era stato in Kenya, a curarsi il cuore e la mente devastata da una festa a sorpresa per i suoi 40 anni. Il 40° compleanno è duro per molti, impone bilanci e spesso deforma il viso cospargendolo di rughe, borse, e strani incavi che non ricordavi di avere, mentre le masse adipose del tuo corpo decidono che il loro posto non è più sul tuo bel sederone o sulle tue cosce, ma intorno al tuo ombellico, che prima di allora ostentava una piattezza adolescenziale. Bhe, per Dino tutto questo è stato un cataclisma e ha avuto vari risvolti, tra cui il suo viaggio in Africa.
Ospitato da un'erediteria marchigiana in una città del Kenya sulle rive del Lago Vittoria, Dino ha trovato finalmente l'ispirazione per dare sfogo al suo temperamente artistico, scattando una serie di ritratti ai cilotassisti del posto: i Boda-Boda. Le sue foto erano belle e quando le ho viste ho deciso che il mondo doveva conoscere il suo talento e che sarei stata io a rendere possibile l'incontro. Mi iscrissi allora all'Università Gregoriana. Quando faccio qualcosa mi piace partire dall'inizio, e l'inizio da millenni è stato ricercato in quel Verbo che esisteva al principio, prima che il Tempo comparisse all'orizzonte. Scelsi il corso di Studi Interreligiosi, lì avrei appreso qualche elemento in più sulla religione cristiana e sull'Islam ( la Creazione nella Bibbia e nel Corano, interessantissimo!) e, soprattutto, avrei conosciuto il professor Martin Nkafu, docente di molte materie, e custode di un'antica sapienza. Con lui ho appreso l' ABC del pensiero africano e ho scoperto il caledoscopico processo di formazione dell'identità che si genera dal concetto di Ubunto. Tramite questo concetto l'individuo scopre la propria umanità, la propria identità umana, nello sguardo che l'altro gli rimanda di sé e nell'occasione che l'altro gli dà di agire con generosità e altruismo.
L'Ubunto allora, non era altro che la trasposizione africana di Danny The Dog!Lo svelamento di sé nello sguardo dell'altro. E il bisogno che abbiamo dell'altro e del suo riconoscimento non era altro che l'esigenza profonda di vedere riconosciuto il nostro Status, i nostri talenti, che poggiano sulla nostra natura più pura e profonda.
Il Gruppo Status era nato. Dino avrebbe avuto la sua mostra e Nkafu sarebbe stato il relatore. Io l'avrei organizzata, curata e presentata. E così è stato. Nella realtà come nella rete!

www.harukimurakami.wordpress.com

A luglio, credo, ho creato un sito che voleva essere un diario di lettura dei romanzi di Haruki Murakami. Avevo appena finito di rileggere per l'ennesima volta il primo capitolo di Dance Dance Dance e ne avevo tratto tutta una serie di considerazioni. La lettura di quel romanzo aveva creato dentro di me come un precipitato di tutte le letture, le suggestioni che da lungo tempo andavo collezionando.
Il Giappone, che avevo consciuto tramite il Kendo, quello teorico delle parole dei Mestri e quello tangibile di Minami che ti salutava prima di tornare a Fukuoka con con le mani che abbracciavano le tue mani e quello struggimento leggero e profondo nei suoi occhi dentro i tuoi. (Niente di sentimentali, che vi credete! Era solo che finiva la sua vita europea e andava a cercare lavoro a casa sua. Andava a sposarsi a fare bambini, una vita si chiudeva e un'altra cominciava.)
Il buddismo che legge il mondo con la chiave dell'ineterdipendenza e della responsabilità, che mi aveva affascinata, conquistata sin da quando avevo letto La fatttoria biologica di Masanobu Fukuoka (ancora Fukuoka, che strano, non me ne ero mai accorta…). Avevo comprato quel libro per trovare ricette imprenditoriali, all'epoca ero dedita al ripiegamento tattico nel terzo settore, e mi ritrovavo tra le mani una visione dell'universo. Dopo la lettura di quel libro ho cercato su internet cosa ci fosse di buddistico a Roma e ho trovato un Lama francese a due passi da casa mia. Due passi. Sono stata nel suo sangha qualche anno, ci sono stata bene, si respirava un'aria di grande libertà, di sperimentazione. Poi è finita, ma il concetto di interdipendenza è rimasto nella visione che ho del mondo.
E poi le letture, faticosamente portate avanti e ancora nebolose sulla relatività, sulla fisica quantistica, sul tempo, sullo spazio, sull'Universo in espansione e sulle sue leggi autoprodotte.
E le mie esperienze, le mie difficoltà a trovare un posto nel mondo, un posto che sentissi mio, in cui mettere radici per poi andare avanti.
Tutto questo era presente, era, Dance Dance Dance. Quando ritrovo i miei pensieri, la percezione che ho del mondo nella mente di un altro, nei suoi atti, nel suo essere riuscito a combinare qualcosa di buono - Diamine! ha scritto un libro, un bellissimo libro, tradotto in tutto il mondo, partendo, in parte, dai pensieri che ho anch'io, che ci rendono difficile e così interessante la vita in nostra compagnia! - Quando ritrovo tutto questo, dicevo, provo una grande gratitudine e un grande senso di liberazione, un'allegria che mi dà la possiblità di mettermi a lavoro. E così ovviamente ho fatto un sito: Haruki Murakami, per me

Parola di Fatina

Ho avuto un gran da fare, sempre in giro per la Rete. Crea un sito di qua, crea un sito di là… Qualsiasi idea mi venisse in mente si trasformava in men che non i dica in una nuova pagina web. Ho creato siti per rinsaldare amicizie, per ringraziare conoscenti, per militanza politica, per folgorazione spirituale, per improvvisi e pervicaci passioni culturali. Il fatto è che fare siti, utilizzando le piattaforme dei blog gratuiti è piuttosto facile. Blogspot ti permette d inserire qualsiasi cosa ti venga in mente: video, immagini, album fotografici, contatori, codici Java che magicamente fanno comparire effetti speciali - qualsiasi cosa! - e senza che tu debba conoscere nulla riguardo a linguaggi informatici o simili. WordPress all'inizio era un po' troppo ingessato, con quest'idea del blog come un grande rullo, ma piano piano sta diventando più malleabile, se non altro ti permette di aggiornare le pagine senza dover aspettare una settimana. Perché, diciamocelo, WordPress è un po' carente in quanto ad effetti speciali, ma in fatto di eleganza non lo batte nessuno!
E così, vagando di sito autoprodotto in sito autoprodotto, ho scoperto la mia natura caledoscopica e ovviamento ho scritto un post sull'argomento, mi cito:
"La Rete dà la possibilità, a chi ama scrivere o fare foto o qualsiasi altra cosa, di mostrare ogni volta un pezzo di sé. Mostrare è un po’ come dare alla luce, come dar vita, ad ognuno di questi aspetti che dentro di noi attendono di poter vivere e agire ed entrare in contatto con il mondo che è fuori".

mercoledì 12 settembre 2007

Anche le Fatine sono passate da Iwo Jima

Lettere da Iwo Jima è un film bellissimo. Quando sono uscita dalla sala i miei pensieri hanno cominciato a rincorrersi, a girare su sé stessi, poi mi son detta: "sì, il film parla di una cosa, di una cosa sola: la necessità che ognuno ha di agire, l' impossibilità, quasi, di mettersi da parte, mentre tutti gli altri sono lì che si dannano intorno ad un sogno, fosse anche l'incubo peggiore che la Storia abbia partorito".
Non c'era buon senso, non c' era legame che potesse mettere i personaggi al riparo dal susseguirsi degli eventi. Prima o poi tutti avrebbero dovuto partecipare, fare la loro parte, quale che fosse.

Quando ho "partorito" la Fatina della Rete ho pensato che ciò che mi muoveva era la stessa forza. Non c'era un motivo reale che mi spingeva su questa strada, c'era invece una necessità, personale, che mi portava ad agire. Una necessità umana. Dovevo rientrare nel mondo, tessere la mia rete nella grande rete degli eventi. Ho preso queste mie considerazioni alla lettera e mi sono buttata nel Web, a tessere paziente la mia tela, senza avere ancora chiara la trama.

domenica 5 agosto 2007

Frammenti di specchio

Credo che vivere voglia dire cercare di comporre l’immagine caledoscopica della propria natura. Guardare a sé stessi e al mondo che ci circonda dai molti angoli visuali che la nostra anima si porta dentro. E farlo con coraggio e gentilezza e coscienza della trama che ci lega con tutto ciò che esiste. La Rete dà la possibilità, a chi ama scrivere o fare foto o qualsiasi altra cosa, di mostrare ogni volta un pezzo di sé. Mostrare è un po’ come dare alla luce, come dar vita, ad ognuno di questi aspetti che dentro di noi attendono di poter vivere e agire ed entrare in contatto con il mondo che è fuori. Nell’antichità esistevano i miti che ci parlavano di questa molteplicità dell’esistere. Divinità umane che descrivano la nostra natura e che intrecciavano i loro destini nel “variegato mosaico degli incroci possibili”. In molte culture questa sapienza ancora esiste, ancora è viva, non è stata uccisa dall’ossessione di ricercare una sola via, valida per ognuno, nei tempi e nei modi. Molti anni fa ho fatto un sogno: ricordo una zattera nel mare, scintillante, e un frammento di specchio che rimandava la sua immagine del mondo e che poi si riuniva ad altri frammenti. Ho sempre creduto di dover andare a guardare, ad indagare, quelle immagini tutte diverse ed ugualmente vere, che andavano a comporre l’immagine del tutto, vera di un’altra consistenza del vero. A volte, alcune persone mi hanno mostrato una vita che si dirigeva in quel senso. Vite fatte di gentilezza e coraggio. Le ho trovate in Italia, in Brasile, in Africa o in Giappone, senza dover mai viaggiare. Le ho trovate ascoltando racconti, guardando film, leggendo libri o pagine web e qualche volta le ho incontrate davvero.